Le
macchine idropulitrici sono degli strumenti di lavoro ormai indispensabili
in cantiere e ogni impresa edile, grande o piccola che sia, non può
farne a meno.
Questo strumento di lavoro viene utilizzato, normalmente, per tutte
quelle operazioni di pulitura delle superfici che risultano essere particolarmente
sporche a causa dei depositi delle polveri o delle sostanze chimiche
e organiche sospese nell'atmosfera.
Tali superfici, prima di essere sottoposte ad un intervento di recupero,
vengono trattate per raggiungere un grado di pulizia e un grado di umidità
che favorisca successivamente la corretta messa in opera di nuovi intonaci,
nuove tinteggiature ecc.
Questa è la funzione originaria per la quale questi strumenti sono nati
e si sono diffusi rapidamente ma, come è solito accadere nel mondo dell'edilizia,
è frequente assistere ad usi "impropri" degli strumenti di lavoro che
il più delle volte rivelano una fantasia e un savoir-faire delle maestranze
edili che sfiora un autentico livello di ready-made creativo.
Il potere abrasivo dell'acqua sparata in pressione diventa, così, uno
strumento per la pulizia di ogni altro strumento da cantiere: le betoniere,
le macchine utilizzate per il movimento della terra, i casseri, gli
utensili manuali ecc.
Con l'aggiunta di pochi altri dispositivi le macchine idropulitrici
possono trasformarsi in idrosabbiatrici e sfruttare la proprietà abrasiva
dei granelli di sabbia per asportare sostanze più consistenti delle
semplici polveri.
Il potere abrasivo può essere così intenso da raggiungere una capacità
distruttiva pari a quella di un martello demolitore. Alla classica picchettatura
"fino al vivo del mattone", per l'asportazione delle parti ammalorate
delle murature o delle parti in calcestruzzo, si preferisce, quando
possibile, l'idrosabbiatura. Il grande vantaggio di questa tecnica è
la riduzione dei tempi di lavorazione e quindi il conseguente risparmio
economico.
Nel campo del restauro dei beni monumentali l'idropulitura è la protagonista
di violenti dibattiti teorico-pratici sul diritto di asportare la patina
del tempo dai quei monumenti che rivelano il proprio fascino quanto
più appaiono figli della storia.
A questo riguardo ricordo un intervento di pulitura della porta maggiore
del Duomo di Milano dove, per ottenere il giusto grado di asportazione
delle sostanze depositate sul monumento, è stata adottata una tecnica
di idropulitura composta da una mistura di acqua e sostanze vegetali.
Spesso il ruolo dell'architetto restauratore è associato alla figura
del medico o del chirurgo ma in questo caso l'esperienza del progettista
si deve arricchire con quella del farmacista che prepara la giusta pozione
o l'opportuno medicamento.
Una prima classificazione di questi prodotti può avvenire prendendo
in considerazione l'apparato propulsore che generalmente è elettrico
a funzionamento monofasico o trifasico. Per i modelli più complessi,
progettati per lavorare in completa autonomia, è, invece, associato
un motore a scoppio oppure diesel con apposito serbatoio per il combustibile.
Una seconda classificazione può avvenire in base alla facoltà che hanno
queste macchine di emettere getti di acqua fredda oppure getti anche
caldi.
Alcune di queste macchine, infatti, montano una serpentina e un bruciatore
interni in grado di portare l'acqua ad elevate temperature e, quando
è il caso, sono in grado di raggiungere lo stato gassoso al fine di
rimuovere la sporcizia senza shock meccanici per la superficie sottostante.
Si tenga presente che la lama d'acqua che viene emessa dalla cosiddetta
"pistola" è molto sottile pertanto la quantità del liquido contenuto
nel serbatoio, pur essendo limitato per ridurre il volume e le dimensioni
della macchina, permette fasi di lavoro sufficientemente lunghe. |
Altri
criteri di classificazione e quindi anche di scelta possono essere:
la potenza erogata, la capacità del serbatoio, la pressione massima
del getto, la portata della pompa e le dimensioni. Quest'ultimo parametro
di valutazione implica anche una riflessione sul tipo di lavorazione
a cui è destinata, su ponteggio esterno o in interni, e sulle capacità
dell'operatore di sostenere un simile peso in relazione alla lavorazione
da svolgere, le grandi superfici dei prospetti o i piccoli anditi e
i pertugi dei monumenti. Alcune infatti sono montate su carrelli a ruote
mentre altre, mediante imbracatura, sono tenute sulle spalle come fosse
uno zaino da montagna.
Le idropulitrici, poiché fondono in un unico strumento da lavoro impianti
elettrici, pompe pneumatiche e centrali di combustione sono rigorosamente
sottoposte alle normative sulla sicurezza pertanto è bene assicurarsi
che posseggano tutti i requisiti e le certificazioni tali da renderle
commerciabili e adoperabili in cantiere.
Tutte le parti che vengono a contatto con l'acqua sono in ottone o,
quantomeno, vengono trattate con appositi anticorrosivi al fine di mantenere
lo stato della macchina in buone condizioni per lungo tempo.
Ogni azienda unisce al corpo macchina gli accessori che la rendono immediatamente
utilizzabile ma sono in produzione anche una vasta gamma di accessori
che facilitano l'operatore nell'esecuzione dei lavori: prolunghe, pistole
con differenti uscite, dispositivi di protezione per gli occhi e il
corpo, lance ecc.
Per adoperare una macchina idropulitrice non è necessaria una competenza
particolare, una volta acceso il motore la regolazione del getto avviene
attraverso il grilletto della pistola mentre la pressione di erogazione
viene regolata da una apposita valvola.
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